martedì 4 dicembre 2012

Cammino francese 27a tappa Pedruozo-Santiago de Compostela

Pedruozo. Santiago 04-12-12


Ultima tappa di questo cammino.
La mattinata in rosso promette pioggia. Esco verso le 08.15 ma il cielo è quasi del tutto sereno, sosta al bar e partenza verso le 09.00.
Esco dal paese e dopo poco meno di un km entro nella foresta di eucalipto della Galizia.
Il sentiero è bagnato dalla pioggia della sera precedente, ma nulla vieta di pensare che sia data più che altro dall'umidità che opprime queste lande in questo periodo.






La campagna è percorsa da innumerevoli ruscelli che rendono il terreno molto pantanoso e molte volte quest'acqua raggiunge il sentiero rendendolo impraticabile: diverse pozze si incontrano lungo la strada.
Come detto ieri, è quasi finito il sentiero che corre sotto la meravigliosa volta fatta dalle folte chiome di castagni e querce, e l'eucalipto, con la sua silouette tesa a salire piuttosto che ad espandersi in larghezza, lascia che il tracciato sia illuminato dal chiarore proveniente dall'alto, che in certi punto pare siano dei lampioni e non la luce del sole a fare chiarore.
Questa non è una tappa che mi dia molte emozioni, è la settima volta che la percorro, e solo le brume mattutine danno al paesaggio un aspetto sicuramente affascinante ed in parte attenuano un poco la noia.







Proseguo ed oggi il passo è quasi quello dei primi giorni, e dopo la sosta per un ottimo "Caldo gallego", continuo lungo gli ultimi km attraversando la perte meno piacevole di tutto il cammino.
Per fortuna in questi ultimi km a tratti le querce hanno "tenuto botto" e la loro chioma copre il percorso, anche se dividendo con gli eucalipti questa opera che dal lato opposto della strada formano una specie di muro.
Oltre a ciò poco prima di arrivare al monte de Gozo, all'interno di un terreno recintato, c'è un bel Golden Retriver che mi si fa incontro, mi faccio annusare e seguendo il recinto, fermandosi in posti dove ci sono dei buchi nella rete, si ferma per farsi accarezzare, la cosa va avanti fino alla fine della proprietà dove, giunto all'ingresso si fa accarezzare e mi lecca le mani fino all'ultimo ferro del cancello.
Giunto al monte de Gozo "skippo" velocemente e scendo in città









Mi fermo al primo albergue che incontro, al sello e alla compostela ci penserò nel pomeriggio dopo che sarò passato alla stazione dei bus.
Iniziato nel modo peggiore tra quelli fino ad ora effettuati, con un ritardo rivelatosi poi del tutto inutile.
Per fortuna le forti emozioni provate nei pressi di Sarria lo hanno trasformato in qualche cosa di assolutamente speciale.
Ora il pensiero va a quel gruppo di alberi che spero di rivedere al più presto e magari passandoci un paio di notti in tenda.






Il prossimo cammino invece... aspettiamo, ce ne sarà sicuramente ed anche le mie cronache mi accompagneranno in questo.
Un saluto a tutti e buon cammino!!!

domenica 2 dicembre 2012

Cammino francese 25a tappa Palas de Rey-Arzua

Palas de Rey-Arzua 02-12-12

Giornata che comincia col freddo e finisce col freddo.
Sono le 08.00 quando guardando fuori dalla finestra vedo la luce nel bar.
Dopo una notte passata a guardare il materasso del letto sopra non vedo l'ora di bere qualche cosa di caldo e mangiare.
Il solito te verde ed una magnifica fetta di torta con le noci che diventa quasi doppia essendo l'ultimo pezzo rimasto.








 Il cielo finalmente si mostra sereno e porta con se una gran bella gelata che sulle macchine in sosta da l'idea di alcuni gradi sotto lo zero, e si sentono bene.
Mi avviò lungo la discesa che porta ad incrociare e ad innestar si sul sentiero del cammino, ieri sera con le altre persone avevo detto che questa era la tappa che meno mi piaceva, niente di più sbagliato.
Certamente il breve tratto poco prima di Melide non è il massimo che si possa chiedere ma il resto e senza dubbio quantomeno affascinante.






Dopo poco meno di un'ora che cammino il sole, che si era levato già, comincia a sciogliere la galaverna cosicché nei tratti in cui il sentiero si incunea nei tunnel vegetali, pare stia piovendo.
Grosse gocce di acqua che scivolano dai rami e dalle poche foglie ancora rimaste sugli alberi, cadendo fanno il tipico rumore della pioggia e poco manca che l'effetto sia lo stesso quasi costringendomi ad indossare la mantella.
Le gallerie che gli alberi formano sul sentiero sono di una bellezza unica, e solo provo ad immaginare come potevano essere solo poche settimane fa, quando i colori dell'autunno pervadevano queste lande in modo molto più intenso che ora.







Il sottobosco non è freddo come i prati circostanti o comunque i luoghi all'aperto.
Lo dimostra il fatto che molti funghi ancora crescono, ma soprattutto non v'e' traccia di ghiaccio, che invece domina tutto attorno.
I prati sono bianchi di brina, le pozze d'acqua sul sentiero sono gelate e da qualche tetto lunghi ghiaccioli penzolano mentre iniziano a gocciolare.
Il pensiero, in questa situazione, corre veloce in tutte le direzioni, sono molti ed affollano la mente senza tregua, sino a Melide ove decido di sostare, sono quasi le 12.00
Avevo detto a Sam il coreano di fermarsi a Melide, lui che voleva provare il polpo gallego, io invece mi fermo per il caldo gallego e ci incontriamo nello stesso locale.






Dopo circa un'ora riprendo il cammino e noto con grande piacere che c'è mercato in paese, quale ghiotta occasione per acquistare del pane e formaggi caserecci.
Per il pane purtroppo niente da fare, c'era si, ma quando mi passano avanti... Per il formaggio invece, incontro una vecchia signora che vende sicuramente un prodotto casereccio, le chiedo di una formina mi dice che costa 7€ la prendo, poi lei comincia a parlarmi in gallego, da quello che ne deduco mi vuole vendere un'altra forma, le faccio capire che non ne voglio di più, non so cosa possa avere capito, alla fine per 10€ me ne vado con due pezzi di cacio.
Muoversi dopo mangiato non è il massimo che si possa desiderare, il passo si fa pesante e se poi la strada continua con i suoi saliscendi, ma stavolta ancor più ripidi, la cosa si fa quasi "tragica".
Mancano ancora diversi km all'arrivo e mai come oggi non vedo l'ora di terminare la tappa.
Il cielo che al mattino era sgombero completamente da nubi, ora va coprendosi inesorabilmente, forse sparisce pure la speranza che possa finire questo mio cammino con il sole.
Intento i miei passi ritornano a percorre il terreno battuto al contrario lo scorso inverno, e nonostante la stanchezza, oggi mi sembrano meno pesanti.



Intanto comincia a vedere in lontananza dall'altra parte della valle le prime case di Arzua, scendo a Ribadivo e la tentazione di fermarmi al primo albergue viene smorzata dal solo fatto che ho promesso ad altri di incontrarci in altro ostello.
Risalgo la valle dal lato opposto, entrò in paese e arrivo all'ostello dopo avere percorso una strada che oggi pareva non finire mai.
L'albergue e' aperto, sono stanco per chiedermi quanto sia caldo e faccio molto male, ha da lavare quasi tutti gli indumenti e mi toccherà rimanere in pantaloni corti sino a quando tutto non sarà asciutto.
Mentre attendo ceno con il formaggio acquistato in mattinata: veramente molto buono.
Accendono le stufe a pellet e c'è ne vuole del tempo prima che vadano in funzione a pieno regime. Finalmente alle 20.15 tutto e' pronto ed esco un poco.

sabato 1 dicembre 2012

Cammino francese 24a tappa Portomarin-Palas de Rey

Portomarin-Palas de Rey 01-12-12

La notte ha promesso ghiaccio.
Nella piccola stanza dell'albergue, con la stufetta accesa, sto veramente bene, dormo nelle lenzuola, il sacco a pelo non lo uso comunque da tre giorni.
Pesa uscire dal letto, soprattutto guardando fuori dalla finestra.
Di sotto in cucina non fa certo caldo come in camera ma alle 08 si deve lasciare le stanze.
Breve colazione e fuori. Prima sorpresa: non fa freddo come poteva sembrare.




 Scendo in piazza e al bar, un te e via per questa tappa, incontro altra gente con lo zaino in spalla che come me si sta avviando.
Esco dal paese seguendo le frecce e attraversando un ponte che, quando la diga è a regime, unisce le sponde di uno dei rami del lago.
Mi fermo per una foto al Rio Mino, volto le spalle alla valle e mi riavvio, con il fiume è un arrivederci a tra pochi giorni quando lo vedrò scorre attraversando il ponte romano, percorrendone il sentiero che lo affianca o udendone lo sciabordio mentre me ne starò spaparazzato nei rotenburo di Chavasqueria, insomma, alle terme di Orense.





 Inizio la salita che mi porterà prima a Toxibo e poi a Gonzar, non è una salita dura, attraversa un bosco di castagni, ed il sentiero è in terra battuta ed in ottime condizioni.
Giunto fuori dal bosco, dopo tre giorni di quasi totale assenza, ecco il sole. Non fa comunque caldo.
Attraversati i due paesi succitati, e dopo avere percorso altri 4 km salendo, arrivo a Ventas de Naron, da questo punto il percorso quasi spiana.
Attraversare questo tratto con il sole, da la sensazione che le colline galiziane non debbano avere confini.
La striscia di asfalto della strada, pare fuori luogo in posto così, il traffico è così scarso, che si può benissimo camminare fuori dal sentiero.






 Il bosco che costeggia, in alcuni punti, il cammino, deve essere prolifico di funghi visto che se ne vedono moltissimo anche la bordo, facile andare col ricordo alla Via de la Plata dello scorso anno quando ci siamo letteralmente abbuffati di porcini.
Stavolta, vuoi la molta pioggia, alle volte il freddo, nonostante tutto non sono molto appetibili e preferisco solo fare un paio di foto.
Ho la mantella appesa allo zaino quando nei pressi di Airexe medito di riporla nella mochila, il pensiero non è concluso che la pioggia mi da il benvenuto così come lo scorso inverno mi aveva salutato alla partenza.
Nel piccolo paese mi fermo per un breve spuntino.



Mancano ancora 7 km alla meta odierna ed il passo, come sempre dopo pranzato, si fa lento, ma non ho alcuna fretta.
Il tratto da percorre è molto bello e meditativo quindi non mi pongo limiti.
Il benvenuto a Palas de Rey lo danno gli alberi che a mo di galleria pare si pieghino sul sentiero come voler proteggere i passanti dalla vicina strada che con i suoi rumori non è certo gradevole vicina.
La discesa verso il centro abitato non è molto ripida e lungo questo tratto c'è uno dei due albergue della Giunta d Galizia, l primo non mi fermo, non fosse alto per la faccia da incazzato dell'ospitalero, lo stesso dello scorso marzo.
Oramai sono alla meta un km ancora e mi fermo nel secondo albergue, qui l'ospitalera almeno sorride.
L'albergue e' freddo e non ce ne sono altri aperti!

venerdì 30 novembre 2012

Cammino francese 23a tappa Sarria-Portomarin

Sarria-Portomarin 30-11-12

Giornata all'insegna della calma, partenza verso le 08.45 dopo avere consumato la colazione al bar. (va che precisione)
Breve e leggera la salita che da inizio alla tappa odierna, un poco più lunga e sicuramente molto più pendente, la discesa che porta al sentiero per Barbadelo.
Altro bel tratto in mezzo a questi meravigliosi boschi di castagno.








La salita che porta al paese è lunga ma non faticosa, anche perché non ho fretta di salire e mi godo lo spettacolo di queste meravigliose piante sicuramente ultra centenarie.
In questo tratto mi raggiunge Sam, coreano, col quale, assieme al gruppo precedente, abbiamo condiviso alcuni ostelli.
Rimane ammirato pure lui e cominciamo a scattare delle foto, purtroppo la luce è pochissima e ci aiutiamo con i bastonicini che improvvisiamo cavalletti per le macchine fotografiche.
Arriviamo in paese, lo attraversiamo, e sosta per un te, proprio fretta oggi non ce n'è!
Non appena riprendiamo il sentiero questo entra in un meraviglioso bosco di castagno, pochi minuti prima, con Sam, avevamo parlato del tipo di vegetazione che c'è nel suo paese e mi aveva risposto che era molto simile al nostra.





 All'interno del bosco però, rimango stupefatto nel vederlo andare completamente in estasi mentre osserva gli alberi che ci circondano.
Lo lascio solo e vado avanti, mi consolo a non essere l'unico a provare certe emozioni.
Nel prosieguo, specie dopo avere lasciato il brolo, mi rendo conto di cosa abbia perso lo scorso inverno quando per arrivare a Sarria ho scelto di percorrere la statale.
Continuo su queste piccole strade che attraversano altrettanto piccoli paesi.
Il paesaggio è vario e nonostante il cielo grigio i colori autunnali sono molto accesi.
A tratti il cammino si stacca dalla strada per continuare su sentieri decisamente confortevoli, e lo spettacolo non manca: dai meravigliosi boschi sopra descritti, a dei piccoli gruppi di alberi a dei fantastici e secolari castagni o querce, alle volte questi alberi fanno da ostacolo sulla strada o sul sentiero, ma è meraviglioso notare il fatto che hanno preferito spostare il passaggio per lasciare in piedi queste meravigliose piante.





A Ferreiros sosta per mangiare, qui conosco altre persone, tra questi c'è Kavì un ragazzo di Palermo, e vengo raggiunto da Wendi ed Ellen, che hanno passato la notte nello stesso albergue ove mi trovavo, assieme verifichiamo la disponibilità di ostelli in Portomarin.
Riparto, stavo troppo bene al caldo con la schiena rivolta alla stufa e comincio a sentire così tanto freddo che mi vedo costretto ad indossare i guanti.
Oggi deve essere ritornato a trovarmi il vento Matteo, un paio di volte, in alcuni momenti in cui non piove, mentre sto passando sotto le fronde degli alberi lungo il sentiero, si alza e soffia da scuotere i rami scrollandoli dell'acqua che cadendo al suolo mi trova impreparato.
Scendendo verso Mercadorio mi viene incontro un gatto, lo accarezzo e continua per la sua strada, poco dopo ne vedo un altro che miagolando mi si fa incontro, sale su un muro e non appena lo prendo in braccio mi posa la testa sulla spalla ed inizia a fare le fusa...



Lo lascio li mio malgrado ed è forte l'impressione di averlo già visto, mi ricorda quello che viaggiava sul carretto lo scorso inverno nei pressi di Pamplona, vedrò le foto.
Proseguo la discesa verso Il Rio Mino ed il grande ponte che lo attraversa, nell'ultimo tratto la pendenza è molto forte e mette a dura prova ginocchia e caviglie, ma arrivo al ponte ed alla scalinata con i suoi 46 scalini che portano all'ingresso a Portomarin.
Li salgo e percorrendo la strada lastricata arrivo in piazza dove ho appuntamento con la signora dell'albergue, mi sistemo in camera singola ed attendo gli altri, anche stasera pasta!

giovedì 29 novembre 2012

Cammino francese 22a tappa Tricastela-Sarria

Tricastela-Sarria 29-11-12

Evito di mangiare la colazione al bar per non incappare in eventuali errori, mi accontento di tre banane "inzuppate" nella nutella fatta sciogliere preventivamente sul termosifone.
Oggi non ho troppa voglia di alzarmi, finalmente un bell'albergue, caldo ed accogliente e tirarmi su dal letto pesa molto, ma lo faccio, oggi mi aspetta il tratto che considero il più bello del francese: la discesa verso Sarria.





Discesa che inizia con la salita a Sanxil.
Non piove, non nevica, il cielo è parzialmente sereno e nonostante la temperatura sia bassa, il salire, anche se non rapidamente, fa sudare molto.
Giunto sul punto più alto la strada spiana e comincio a camminare accompagnato dalla nebbia che mi accompagnerà sino a Furela, 8 km da Sarria.
Quando il cammino si inoltra nel bosco ho netta l'impressione di entrare in una favola.
La nebbia distroce le immagini e a momenti rende gli alberi persone che attorno a me si muovono.
Come sempre non appena ne ho la possibilità cerco degli scatti fotografici diversi dal solito.
Un pettirosso, un poco più coraggioso di altri uccelli, si posa su un ramo a circa un metro da me. Come Del Piero inizio a parlargli, mentre estraggo la macchina fotografica e l'impressione è che mi stia ad ascoltare, pare quasi che mi voglia accontentare mettendosi nelle pose che gli chiedo.
Dopo questa parentesi proseguo lungo il sentiero che porta al primo paese che incontro scendendo Furuela, qui mi fermo per un te e scrivere qualche cosa.








Riparto e qualche cosa mi prende lo stomaco, me lo stringe me lo contorce, non è il te e nemmeno il dolce che ho mangiato, mi sto avvicinando a quello che per me è il punto più alto dei miei cammini.
C'ho pensato molto in questi giorni e l'euforia che mi ha preso non dipende dalla neve, dal fatto che ho camminato tappe lunghe o altro simile.
La risposta a questa mia frenesia sta in quel piccolo boschetto, stretto nel tornante che fa la strada statale poco sotto ad un'ermita.
Più ci penso e più mi chiedo come non ho fatto a non pensarci prima, avevo le foto fatte tre anni fa e sempre quando le guardavo mi prendeva una forte emozione: perché non ci ho pensato prima?








 Lo scorso inverno, quando ho percorso il tratto da Sarria al Cebreiro ero terribilmente arrabbiato con chi aveva falsificato la mappa deviandomi verso Samos, ora ne capisco il perché.
Mi ha deviato da un punto cruciale, mi ha portato fuori da quello che era il mio vero obiettivo.
Mentre mi muovo nella direzione di quel meraviglioso gruppo di alberi, l'emozione sale ad ogni passo, mi prende un groppo alla gola, sarà pure suggestione ma a me la cosa piace e vado avanti cercando di ricordare il percorso.
Il cammino si incrocia con la strada, questo ricordo, passo la strada ed è qui che dovrei vedere quanto mi attira... ma il ricordo non è preciso e mancano alcune centinaia di metri.
Finalmente all'uscita da una piccola macchia di vegetazione ecco la strada, l'attraverso e davanti ai miei occhi si para il motivo per quale ora sono qui!




Sono degli alberi in mezzo ai quali passa il cammino, ma non sono semplici alberi, sono molto di più per me.
Mi fermo e comincio a guardarli attentamente, faccio delle foto... forse non dovrei.
Sono solo una trentina di metri di sentiero ma nel percorrerli provo delle intense emozioni, ho l'impressione di trovarmi a casa, tra fratelli e vecchi amici, cammino lentamente, li tocco tutti quanti ed è netta la sensazione che qualche cosa, al loro tocco, mi venga passata.
Non per tutti la cosa è la stessa, ce n'è uno in particolare che mi pare quasi caldo al tocco, mi soffermo e lo accarezzo.
Poi vado avanti verso quello che più mi attira, è li disteso di traverso rispetto al sentiero, pare agonizzante, pare un animale ferito che sta morendo, così deve essere, tra tutti è quello che non emana alcuna forza, mi pare quasi che sia arrabbiato con me.




Provo a toccare gli altri attorno e le sensazioni sono le stesse che con i primi.
Ho attraversato questi pochi metri, quanto tempo sia passato, un minuto, un'ora, non lo so, so solo che sto terribilmente bene, come poche volte nella mia vita mi sono sentito.
Questo piccolo tratto di sentiero è come una porta su qualche dimensione diversa
Sono carico ed il mio passo, rallentatosi automaticamente, mi fa capire che il mio "cammino" finisce qui, ho trovato la mia "Santiago".
Non ho più bisogno di arrivare da alcuna parte, non ho fretta e soprattutto non trovo obiettivi da "colpire".



La mia andatura è così blanda che arrivo a Sarria alle 13 passate, 4 km in 2 ore circa, e sto bene, il resto non conta!
Mi fermo in città, per oggi non vado oltre.
Continuerò sicuramente a camminare ma non sarà certo la stessa cosa.
Domani si vedrà!

mercoledì 28 novembre 2012

Cammino francese 21a tappa Vega de Valcarce-Tricastela

Vega de Valcarce-Tricastela 28-11-12

Notte passata discretamente, ho dormito la bellezza di 4 ore, un intenso fastidio lo ha dato quello che penso possa essere un grosso condensatore con il suo tipico rumore, i tappi mi salvano in parte.
Alle 07 sono sveglio, esco ed ammiro le cime innevate di neve fresca, non molta ma mi fa prendere alcune precauzioni.








Esco verso le 08 ed il cielo è in gran parte sereno ed il vento soffia in maniera debole.
Mi fermo al bar ove ho appuntamento con quattro ragazzi italiani con i quali salirò sino al Cebreiro: da solo si, scemo no!
Le previsioni non danno comunque intense precipitazioni.
Alle 08.50, dopo avere atteso per circa 50 minuti i ragazzi, e non vedendoli ancora arrivare, decido di partire, nel breve volgere di un'ora il cielo si è coperto di nuovo ed inizia a piovere.





 Dopo circa 30 minuti arrivo a Ruteilan e dopo una decina ancora a Los Herreiras, supero una ragazza coreana, alla fine del piccolo centro inizia la vera salita al Cebreiro.
Guardando le cime e le vetture che scendono con della neve sulla capotta, deduco non ve ne sia molta in alto.
Comunque inizio la dura salita, in mezzo al bosco la precipitazione non si fa sentire, fitta com'è la vegetazione.
Vegetazione che è composta perlopiù da castagni secolari ed alla base di questi un'infinità di castagne, grosse come maroni, che meriterebbero solo essere raccolte.
Prima di giungere a La Faba incontro la prima neve, bagnata e caduta di certo la sera prima o durante la notte.
Appena esco dal paese mi accorgo che il rifugio presso il quale avrei voluto fermarmi ieri sera era aperto.
Davanti a me c'è Paolo ed un altro camminante che hanno passata la notte in quel rifugio, un poco mi incazzo!





Continuando a salire e sul sentiero vedo, nella neve, le impronte di qualcuno che mi precede.
Nevica intensamente, ed in un punto del sentiero, che si trova sottovento, e dove si è ammucchiata, inizio a provare, anzi riprovare, quel che significa camminare su uno strato di una decina di cm di soffice neve.
A Laguna de Castilla trovo il bar aperto e chi stava davanti a me, una ragazza australiana partita da Ruitelan.
Breve sosta durante la quale arrivano anche Paolo ed altre persone partite assieme a me da Vega de Valcarce.
Riparto lasciando gli altri al bar, sono solo e davanti a me solo un cane che mi anticipa e che per circa un km mi fa da segna strada.





Nevica come sempre avrei desiderato facesse durante uno dei miei cammini, è una neve asciutta e soffice che non si attacca alla mantella, ma che fa strato sul terreno e rende l'incedere molto pesante, oramai sono oltre 10 cm, che si fanno sentire sulle gambe nei brevi tratti nei quali il sentiero si fa più ripido.
Non vedo oltre un centinaio di metri e nonostante, dall'ultimo paese manchino solo 2 km, la strada mi pare molto più lunga.
Il rintocco di una campana, suono che giunge dalla meta, mi dice che sono le 11.30, ma soprattutto che oramai sono quasi arrivato alla cima.
L'ultimo tratto è in parte protetto dalla vegetazione e di neve sul sentiero ve n'è poca, al Cebreiro arrivo in pochi minuti, un paio di foto per gli amici di facebook, sosta per mangiare qualcosa e via verso l'alto del Poio.





Sosta che dura circa 1 ora e 15 minuti,
Prima di partire però, sono costretto a cambiarmi, sono zuppo come una spugna, il bar non è il massimo come riscaldamento ed il posto vicino al caminetto è occupato da una troupe televisiva, ce n'è un'altra che intervista la gente che sale, che è li per la fantasmagorica esclusiva di una nevicata di una 20ina di cm.
Vedo delle persone passare, e quando esco incontro pure Paolo che in compagnia di altre due persone ha aiutato una ragazza in bicicletta a salire fin li.
La strada non innevata in modo preoccupante e gli spartineve sono da poco passati.
Il tragitto fino all'alto del Poio, passando per quello di san Roque, non è molto difficile, se non fosse per il vento, con delle raffiche a volte forti, che diventano ancor più fastidiose quando portano dei fiocchi di neve gelati.




All'alto ci arrivo verso le 14.45, non male con il tempo che fa.
Ora la discesa verso la meta odierna. Fino a Viduedo, passando per Fonfria, cammino lungo la strada statale.
La tentazione di fermarmi a Fonfria è tanta, ma proseguo, e nel tratto che porta al paese successivo la nevicata si intensifica al punto che la strada si imbianca in poco tempo.
Poco prima di Viduedo prendo la via che segue il cammino, il sentiero non è male e la neve solo in pochi punti manca ed è sostituita da delle pozze d'acqua.
Da qui a valle seguo solo il sentiero che dopo circa un paio di km dal paese è di nuovo sgombero dalla neve, così il tratto più pendente e pericoloso lo percorro vedendo quel che passa sotto i piedi.
Come sospettavo le correnti fredde provenienti da nord hanno creato l'effetto foehn, così a sud del Cebreiro la neve è arrivata fino a 1000m mentre a nord è scesa fino ad un paio di centinaia di metri più in basso.





Oramai giunto più in basso del livello neve, la pioggia mi accompagna quasi sino all'arrivo.
Attraversando paesetti come Villoval, Al Pasantes e lo stesso Viduedo, non si può fare a meno di notare che siamo in Galizia: strade di letame!
Arrivo all'albregue XACOBEO verso le 17.30.
E' caro, 9 euro, ma nelle condizioni in cui mi trovo ed il bisogno di scaldarmi, non mi fa spostare, quindi mi fermo.
E' caldo, le docce ed i bagni sono a temperatura assolutamente perfetta, c'è il wifi, la cucina e soprattutto posso lavare ed asciugare i vestiti.
Esco a fare spesa in costume da bagno, in ciabatte e giacca a vento.