mercoledì 29 febbraio 2012

Trentesima tappa

29 febbraio

Silleda - Outerio. 24 km 923.5.

Alle 03:15 sto ancora leggendo, non riesco proprio a dormire, devono essere stati i peperoni.
Alle 08:20 mi alzo e preparo lo zaino, scendo al bar dove dopo un te mi convinco a mangiare una tostada con pane integrale e olio di oliva.





Parto, ma prima passo per il locutorio dal quale la sera prima avevo potuto postare delle fotografie e completo l'opera dei due giorni mancanti.
Mi avvio stancamente lungo la N-525 decidendo quai subito di camminare sul cammino rispetto a quanto fatto gli anni precedenti.
Comunque si voglia i tratti sul cammino fiancheggiano la strada per diversi tratti.
Non è una tappa molto bella dal punto di vista paesaggistico e mi viene difficile fare delle fotografie, comunque qui il colore dominante è il giallo delle mimose che sono tutte in fiore.
Procedo lentamente, senza fretta alcuna, e dopo avere resistito per ben due volte al furgone del pane alla terza ci casco.
Prima di Bandeira ci provo: mi allontano dalla strada e proseguo lungo il cammino.
Dopo un paio di km decido di ritornare sulla statale per andare a bere qualcosa al bar che l'estate scorsa ci era tanto piaciuto, ma era chiuso per lavori e nemmeno l'insegna era al suo posto così nemmeno posso menzionarne il nome.
La particolarità di questo bar sta nel fatto che, al posto dei vari poster di calcio che si trovano qui in Spagna sui muri dei locali, aveva una parete che era una biblioteca, inoltre l'arredamento era di certo molto particolare.
Continuo stavolta lungo la N-525 e mi riprometto di fermarmi presso il ristorante "El Migrante" qualche km dopo: chiuso anche questo.
Mi fermo al successivo, prendo un te, controllo la posta elettronica e chiedo se è possibile avere delle verdure alla griglia: purtroppo no!







Proseguo verso Ponte Ulla è un lungo tratto in discesa che termina al ponte sul fiume.
Dopo 2 km dal ponte inizia il tratto finale del cammino che porta all'ostello.
Decido per la strada e mi fermo di nuovo in un bar.
Mancano meno di due km, fa caldo e si cammina in maniche corte.
Alle 16:00 arrivo a destinazione, chiamo l'incaricato e mi sistemo.
Inizio a prepararmi la cena: insalata mista.
Arriva anche Yoshi, ha con se un ananas e delle cime di ortica.
Prepara la zuppa con le ortiche, aggiunge l'ananas all'insalata, a questo punto condisco pure con del miele e ceniamo a questo modo.

Ho mangiato:

Due banane;
Una tostada con olio di oliva;
300 grammi di pane;
Abbondante insalata mista e zuppa di ortiche.

martedì 28 febbraio 2012

Ventottesima tappa

27 febbraio

Cea - Castro Dozon. 14 km 873

Mi alzo a fatica alle 07:30.
Giornata assolutamente no!!!
E pensare che la giornata meteorologica è stupenda, tipicamente primaverile e dopo la prima ora devo togliere la giacca, fa caldo e sarà così tutto il giorno al punto che la roba messa ad asciugare in meno di due ore è pronta.






Decido per la tappa breve e meno faticosa.
Non sto affatto bene, fiacca e senso continuo fastidio allo stomaco.
I tre giorni ad Orense hanno sballato tutto il mio programma, dopo pochi km inizio a pensare di rientrare e terminare li quanto fatto fino ad ora.
Provo a pensare da cosa dipenda ciò.
Sicuramente in questi ultimi giorni l'alimentazione si è sballata rispetto ai primi giorni durante i quali, bene o male, mi mantenevo senza strafare.
I bagni termali di Orense, un consiglio: dopo avere finito il cammino abusatene, ma durante, uno basta ed avanza.







Come se non bastasse a colazione mi sono mangiato due brioches: da oggi basta.
La tappa di oggi non è pesante, vi sono alcuni saliscendi poco impegnativi.
Il primo tratto e tutto, o quasi, su asfalto ed attraversa diversi piccoli paesi, poi finalmente giunto al bivio per Pereira, svolta a sinistra ed il cammino si immette su un sentiero di terra battuta e pietre.
Per un breve tratto, sino ad un ruscello, il sentiero scende, al che inizia la lenta e sistematica salita che porta al culmine di una collina dalla quale si può vedere la meta.
Il sentiero è piacevole da percorrere ed in parte mi rimette in "carreggiata", così i pensieri di abbandono del cammino abbandonano me.
Giunto al ruscello due caprioli mi attraversano la strada, purtroppo non faccio a tempo a scattare nemmeno una foto.






Quindi, come detto, inizia la salita.
Il sentiero si snoda tra prati, boschi di castagni, le solite querce e delle estese piantagioni di pini.
Ad un certo punto attraversando un gruppo di alberi la mia mente corre alla ricerca di qualche wombato, di koala e di canguri: sono alberi di eucalipto che qui nel nord della Spagna specie in Galizia crescono rigogliosi.
Simili boschi li ho visti nel mio girovagare per l'Australia.
Continuando la salita, il sentiero si fa strada in terra battuta che si incrocia con altre simili che attraversano le colline in vari sensi.
Giunto al culmine della tappa incomincio a vedere le prime case di Castro Dozon.
Il cammino rispetto al paese risulta totalmente fuori squadra in quanto tra questi e l'abitato v'è l'autostrada che costringe ad un lungo giro.






Comunque arrivo verso le 12:30, mancano circa 12 km a Laxe ma mi manca la voglia di continuare.
Mi sistemo in albergue e mi faccio un piatto di pasta!
Verso le 15 arriva pure Yoshi che aveva deciso per l'itinerario che porta al monastero di Oseira.
Sono convinto che se avessi deciso pure io per quella soluzione molto probabilmente mi sarei ritirato.

Ho mangiato:
Due brioches;
250 gr di spaghetti aglio olio e peperoncino;
Zuppa di verdure e peperoni fritti con pane.

lunedì 27 febbraio 2012

Ventisettesima tappa

26 febbraio

Orense - Cea. 22 km 859.

Dopo due giorni passati tra oziare, mangiare e bagni termali è ora di ripartire... solo!
Ieri Manuela è rientrata!






Da questo momento cercherò di immergermi in quello che è lo scopo di questo mio camminare.
Dopo avere accompagnato Manuela, ritornando dalla stazione ferroviaria, sulla strada per l'ostello, ho rincontrato Yoshi il quale è arrivato solo un giorno dopo di noi.
Il tempo di una birra, per me rigorosamente sin, e via verso la salita che porta al rifugio.
Il tempo di prendere asciugamano, costume e ciabatte e via verso i bagni.
Alle 20:00, dopo avere fatta un poca di spesa, sono all'ostello, mi preparo la cena, un paio di chiacchiere con l'hospitalero, che alle 21:30 se ne va, internet sino alle 00:30 e a dormire. Anche stavolta sono solo, non è arrivata gente.
Alle 07: 45 mi sveglio, è difficile ripartire dopo la sosta "forzata".
Finisco di preparare lo zaino, mangio dei frutti, sistemo quel che ho messo fuori posto e verso le 08:30 mi avvio.






Il passo è lento nonostante la discesa che porta all'attraversamento del rio Mino passando sopra il ponte Vella o ponte romano.
In fondo alla discesa mi fermo in un bar per bere un te, dopo pochi minuti arriva Yoshi.
Un paio di chiacchiere con lui e finalmente anche se con poca voglia mi avvio.
La giornata è nebbiosa anche se è una nebbia alta, pur non facendo molto freddo l'umidità costringe a vestirsi con la conseguenza di scaldarsi in fretta e troppo.
Il tragitto di oggi si sviluppa per la maggior parte su asfalto, almeno nel primo tratto.
Uscire dalla città non cambia affatto, che sia piccola o grande.
Dopo un saltare da un marciapiede all'altro arrivo in fondo ad una salita di 3 km che inizia da una galleria molto stretta e che ha un semaforo apposito per i pedoni.
Il ricordo di due anni fa è confermato dai primi passi lungo l'erta.







Ho l'impressione, per chi la conosce, di salire lungo il tratto di strada che porta al cimitero di Paularo, un bel 18%.
Verso la metà circa l'inclinazione aumenta improvvisamente e non è solo una mia impressione, anche i motori delle vetture che salgono quel tratto lo danno a sentire.
Quando mancano circa 3-400 metri alla cima la pendenza si addolcisce.
Qui incontro un signore al quale chiedo informazioni su quel tratto di strada: lunghezza 3 km; pendenza media 18% pendenza; massima 23%.
Se oggi l'avessi affrontata come feci 2 anni fa probabilmente sarei ancora seduto li da qualche parte. Le acque minerali termali debilitano e non poco!
Comunque in cima alla salita vedo da lontano quella che pare una persona con lo zaino in spalle che mi precede.
Un tassista che mi aveva incrociato sulla salita s'era fermato di ritorno dicendomi che aveva accompagnato sulla cima un altro camminatore.






Dalla sommità il sentiero pare piatto anche se inizia una lentissima discesa che porterà a Cea.
Il paesaggio che si attraversa rispecchia quanto visto sino ad ora in Galizia, querceti, castagneti, molta sterpaglia e delle macchie gialle di alberi in fiore che paiono mimose.
Si attraversano diversi piccoli centri abitati ed un bel ponte sul rio Barbantino.
Ad un paio di km da Cea si attraversa la N-525 ed in pochi minuti si arriva all'albergue.
Ivi giunto mi sistemo ed esco per un giro in paese.
Cea non è niente di diverso da tanti altri paesi di quest'area, case in pietra con tetti in ardesia, con dei vicoli stretti e contorti ma ha una cosa che merita assolutamente di essere menzionata: il "Pan de Cea".
Un pane DOP che ha la caratteristica di essere prodotto con farine assolutamente integrali e non mi riferisco a farine che vengono mischiate con della crusca come si fa da noi.


E' di un colore vagamente grigiastro che viene cotto in forni solo ed esclusivamente a legna ed in formati di circa un kg: da provare assolutamente.
Già avevo parlato della bontà del pane in Galizia, se volete questo è l'apoteosi.

Ho mangiato:

Due banane;
Un croissant;
Due mele;
Pan de Cea.

.

giovedì 23 febbraio 2012

Ventiseiesima tappa

23 febbraio

Xunqueira de Ambia - Orense. 22 km 837.

Giornata decisamente che promette bene dal punto di vista meteorologico.
Passata una non buona nottata, ci alziamo alle 07:30 prepariamo gli zaini una breve colazione e partiamo.
La tappa che per la maggior parte si sviluppa su un terreno decisamente in discesa ha quasi subito però una lunga, seppur non difficile, salita che dal Rio Arnoia, dopo la breve e ripida discesa dal paese, porta ad Outorelo.






La strada è per lo più asfaltata ed i brevi tratti di sentiero sono perlopiù dei passaggi che evitano dei punti pericolosi lungo la provinciale.
Come detto il tempo è assolutamente a favore ed a parte i primi km, durante i quali indossiamo le giacche a vento, per il resto poco manca di poter camminare in maniche corte.
Lungo la strada facciamo due soste.
Non è affatto difficile camminare oggi e ce la prendiamo con calma pensando solo ad arrivare per 14:30 ora in cui l'albergue chiude.
Il paesaggio ricalca il quanto visto i giorni precedenti con ampi panorami collinosi dei boschi querce e castagni e campi da coltivare.





L'arrivo ad Orense è, come per tutte le città che si incontrano, noioso e per nulla gradevole, dopo l'attraversamento di una zona industriale e il centro abitato di Seixalbo che in parte compensa le brutture del poligono industriale.
Quindi la lunga ed interminabile salita verso l'albergue in pieno centro città.
Per fortuna l'ostello è uno dei migliori ed gradevole soggiornarci.






Troviamo a disposizione la lavatrice e l'asciugatrice che dopo una decina di giorni servono assolutamente.
Sistematici, usciamo per un giro in città e per verificare se sia il caso oggi di farci un "bel bagnetto" alle terme.

Ho mangiato:
Una banana e due arance;
Mezza pagnotta di pane integrale;
Verdure miste al cinese... di scarso valore.

mercoledì 22 febbraio 2012

Venticinquesima tappa

22 febbraio

Vilar de Barrio - Xunqueria de Ambia. 13.5 km 815.

Tappa alquanto breve senza difficoltà, con un primo tratto di asfalto e poi strade di campagna o sentieri che attraversano dei piccoli boschi.
Ci alziamo alle 08:10 e con molta calma prepariamo gli zaini.
Alle 09 siamo pronti a partire, breve sosta al bar per un te e verso le 09:20 siamo in strada.





Attraversiamo il paese in breve tempo e siamo subito in aperta campagna.
Qui però i paesi si susseguono a breve distanza l'uno dall'altro e così quel tratto di campagna diventa un breve tratto di campagna dopo il quale entriamo nel pueblo di Boveda.
Qui a richiamare l'attenzione è il camioncino del pane che ci passa davanti e si ferma a pochi metri: ne acquistiamo un filone!
All'uscita dal paese, sul cortile di una casa, troviamo esposte delle sculture in legno che rappresentano una famiglia di nudisti...






Dopo qualche centinaio di metri l'asfalto termina dove il cammino, con una svolta di 90° a sinistra si immette in un lungo rettilineo su una strada di terra battuta.
Ci vogliono almeno 40 minuti per percorrerlo, alla fine, una secca curva a destra ci porta verso il paese di Bovadela.
Alla fine del paese inizia la salita verso i 680 m di Cima de Vila ed il sentiero si inoltra in bosco di castagni e querce, in questo, come negli altri a seguire, l'atmosfera magica riporta con la mente a storie fantastiche di streghe ed orchi, fate e gnomi.






Da Cima de Vila ora la strada procede in discesa su uno sterrato reso, in certi punti, molto soffice dallo spesso strato di foglie.
S'ode il solo fruscio delle foglie, il cantare di qualche uccello ed il soffio del vento che accarezza le cime degli alberi.
Tra gli alberi ve ne sono alcuni che certamente hanno qualche secolo di vita e che assumono delle strane forme.
Immagino come potessero interpretare gli antichi pellegrini la visione di simili piante dalle forme umane e dalle grandi dimensioni.
Ve n'è una in particolare che mi fa pensare al BarbAlbero de "Il signore degli anelli".


Poi l'incanto finisce, arriviamo in un'aldea e su una strada asfaltata, ad un km c'è Xunqueira de Ambia ed all'ostello.
Da un paio di giorni, a parte il freddo del mattino e della sera, le giornate sono fantastiche, con temperature a dir poco piacevoli ed oggi in modo particolare.
Una cosa che ho notato e che mi ha fatto molto piacere si trova nella seguente fotografia:



Ho mangiato:
Mezza banana e pane;
Insalata mista, pane un dolce;
Insalata mista, pane e formaggio.

Ventiquattresima tappa

21 febbraio

Laza - Vilar de Barrio. 20,5 km 801,5.

Prima di descrivere la tappa di oggi mi vorrei soffermare per poche righe sulla festa di ieri a Laza.
I ragazzi son stati bravi e non hanno fatto baccano, quindi s'è pure dormito.
Dopo cena sono uscito, come detto, per cercare un punto wifi, naturalmente non c'era la pretesa che ve ne fosse uno disponibile, anche perché andare a chiedere la password con il casino che avevano per i bar dire che che era da idioti sarebbe stato solo un eufemismo.




Veniamo al breve racconto: la piazza principale di Laza è minuscola e la festa si svolgeva proprio li.
Già al primo tentativo di entrarci era andato a vuoto vuoi per la ressa vuoi per il fatto che volava di tutto.
Al secondo tentativo la attraversavo in maniera stupefacente, con il casino che c'era non ho toccato persona.
Quel che c'era era indescrivibile, cosa simile mi era capitata solo a Cadice nello stesso periodo di carnevale.
La pavimentazione della piazza pareva il fondo di un recinto di animali, c'erano alcuni centimetri di sabbia mista a fieno, paglia e farina.
Le bottiglie di birra, superalcolici e vino facevano da ornamento e muoversi era come camminare su una pietraia a piedi scalzi.
Le piccole stradine laterali parevano degli orinatoi ed anche le gambe di qualche sventurato venivano scambiate per questi da tipi in maschera ubriachi.
Evitiamo di parlare di quelli che facevano sesso in strada.
Tutto questo l'ho visto in quei pochi minuti che son stato sul posto.
La mattina verso le 09:05 mentre attraversavamo il paese, ricordandomi del carnevale di Cadice, abbiamo chiesto agli uomini, che si stavano dedicando alla pulizia, se ciò fosse solo per oggi o...
Ci hanno risposto che: La festa dura ben sette giorni e tutto si ripete ogni pomeriggio e dura fino a tarda notte e a loro rimane giusto il tempo di risistemare alla meno peggio.
Giunti sulla strada ci siamo fermati in un bar, che pareva gestito da uno zombie reduce dalla festa, per bere una tazza di te ed avviarci.






Il percorso inizia con un tratto di alcuni km su strada asfaltata per poi deviare su un tratto di strada in terra battuta che ci porta all'inizio della salita verso Albergueria.
Sull'asfalto si procede fino a Soutelo Verde, da qui, una deviazione a destra, lungo la strada in terra battuta, arriviamo a Tamicelas e all'inizio della salita di circa 5 km che ci porta a raggiungere la strada OU-110.
La salita è discretamente difficile, il primo breve tratto si percorre in mezzo al bosco.
Quindi un tratto su roccia ed all'aperto con il sole che inizia a scaldare.
Dopo questo breve passaggio il sentiero ritorna sulla terra battuta.
Hanno sistemato la parte alta della salita, sono state eliminate le sterpaglia che scendevano sino al sentiero e questo è stato visibilmente allargato e spianato.






L'arrivo alla OU-110 ci annuncia che mancano poche centinaia di metri ad Albergueria ed alla sosta presso Il Rincon del Peregrino, una delle soste fondamentali del Camino della Plata-Sanabrese.
Avremmo voluto passare la notte presso l'albergue, che da dalla scorsa estate da ospitalità in quel paese, peccato che non fosse ancora pronto.
Lo sarà tra qualche giorno e certamente Stefano e Kim avranno la fortuna di sostarvi.
C'è poco da dire, il posto pare magico.
Ci fermiamo per bere qualche cosa, porre il "sello" sulla credenziale e lasciare il segno del nostro passaggio, tipico del posto: la conchiglia con il nome cognome e data del passaggio.
Lasciamo il luogo dopo una ventina di minuti e continuiamo la salita verso la Cruz de madeira.






Da qui la ripida discesa verso Vilar de Barrio quasi tutta su strada bianca, in fondo, la strada principale ci porta al centro del paese ove troviamo alloggio presso l'ottimo albergue della Junta galiziana: da consigliare assolutamente nonostante non vi sia la possibilità di cucinare nonostante la cucina ci sia e sia pure bella, manca di stoviglie, in compenso di fronte all'albergue abita la signora Carmina che ha adattato parte di casa in un piccolo ristorante che serve cucina "casera".
Ottima cena con: caldo gallego con verdure "casere"; uova fritte con patate fritte; insalata mista; torta fatta in casa, il tutto per 14€ in due!!!

Ho mangiato:
Biscotti;
Pane e cioccolata;
Zuppa di verdure, insalata mista con formaggi;
Patate fritte con uova.

Ventitreesima tappa

20 febbraio

A Gudina - Laza. 34 km 781

Nonostante il freddo siamo riusciti a fare una discreta dormita e alle 07:30 quando ci alziamo le stufe elettriche hanno fatto in parte il loro lavoro.
Alle 08:10 partiamo dopo una breve colazione al bar.
Ci fermiamo a fotografare uno dei segnali di Nicanor Carballo che già da Lubiàn si incontrano e che accompagnano indicando il tragitto in terra galiziana.
Inizia la lenta salita che ci porterà a raggiungere la "cima Coppi" della tappa a circa 1110 metri.
Sulla strada incontriamo le varie Venda do Espino, Venda da Teresa, Venda da Capela e Venda do Bolano dei piccoli paesi che si trovano lungo il crinale che segue il cammino.


La vista che si gode lungo questo tratto fa di questa tappa senza dubbio la più bella di tutto il sanabrese.
Lo spettacolo di meravigliosi panorami si apre da entrambe i versanti dello spartiacque.
Sulla sinistra un continuo alternarsi di colline e vallate che si perdono all'orizzonte mentre sulla destra ad attrarre lo sguardo e il lago della diga De Portos.
Voltandoci indietro possiamo ammirare in lontananza il passo d'A Canda che ieri abbiamo attraversato entrando in Galizia.

Non so per voi, per me ha a che fare col lupo.





Guardando avanti la strada, che curva dopo curva penetra il paesaggio, ci conduce sino a Campobeceros.
Questa volta, invece che seguire il cammino naturale, scendiamo verso il paese seguendo la strada asfaltata.
La brina, che incontriamo in alcuni punti in ombra, ci ricorda che stiamo camminando comunque con temperature sotto lo zero anche se il sole e la mancanza di vento rendono il camminare decisamente buono.
Giunti in paese facciamo sosta presso il bar El Merendeiro, panino con formaggio e cerveza sin alcohol con lemon. Siamo in Galizia e lo si riconosce dalla bontà del pane!
Qui si può pure dormire per 20 euro a persona.
Verso le 14 riprendiamo a camminare per salire verso Porto Camba ed il successivo passo per iniziare la lunga ed inesorabile discesa che ci porta a Laza.
Attraversiamo Porto Camba, un paese che è sinonimo di desolazione, ancor più di tanti altri attraversati lungo la strada, e saliamo verso la "Cruz del camino" dopo di che lasciamo la strada asfaltata e ne prendiamo una forestale.





In questa foto voglio mettere in evidenza la cattiveria umana: Guardate in che angusto spazio sono rinchiuse tutte quelle api!

Questa, agli altri due precedenti passaggi era in ottime condizioni, purtroppo a causa di taglio di legname e del successivo traffico di trattori, si è trasformato in un pantano.
Per fortuna il ghiaccio rende in gran parte compatto il fondo anche se si è costretti a fare lo slalom tra le tracce lasciate dagli pneumatici dei grossi mezzi.
Abbiamo notato all'inizio della discesa alcune grosse cataste di tronchi di pino silvestre e a chi non conoscesse il luogo ciò potrebbe sembrare strano visto che ancora non si sono notate piantagioni del genere.
Il mistero è risolto dopo poche centinaia di metri, ed un'ampia curva sul costone, quando la vegetazione, fatta di sterpaglie alte non più di due metri, si trasforma in un bosco di conifere che si alterna a delle macchie di eucalipto e castagno, mentre sul versante opposto della valle domina quasi incontrastato il pino silvestre
La discesa è più dura del previsto.
Un km prima di As Eiras, un'aldea del comune di Laza, dopo un tornante che rimette la strada sotto i raggi diretti del sole, il fondo ridiventa praticabile.
Dal paese in poi è strada asfaltata.



Mancano circa 7 km a Laza.
La discesa è abbastanza ripida e mette alla prova le articolazioni delle gambe, all'arrivo mi dolgono le ginocchia e Manuela è tutta dolorante, tre giorni sono pochi per adattarsi ad un simile sforzo.
Alle 17:50 arriviamo alla meta ed immediatamente ci rechiamo presso la sede della protezione civile a registraci e a prendere le chiavi della stanza dell'albergue.
In paese c'è la festa di carnevale e ci dicono che sarà un gran casino.
Nell'albergue c'è già gente e, cosa positivissima, è riscaldato.
Per strada ci sono dei ragazzi con dei sacchi di plastica con dentro degli scarti di fieno, paglia e terra contenente delle formiche rosse e molta gente che gira con degli impermeabili...




Prima di uscire per andare a prendere qualche cosa da mangiare, preventivamente, ci prendiamo al seguito la nostre mantelle.
Non sono riuscito, causa la grande ressa, ad entrare in un bar, figurarsi se potevo chiedere del WiFi.
Speriamo che gli sfrancica cabasisi che pernottano nell'albergue non facciano casino.

Ho mangiato:
Un dolcetto ed una fetta di torta casera;
Due bocadillos con queso;
Un'arancia ed una banana;
Churros, fabada asturiana e pane.