mercoledì 22 febbraio 2012

Ventitreesima tappa

20 febbraio

A Gudina - Laza. 34 km 781

Nonostante il freddo siamo riusciti a fare una discreta dormita e alle 07:30 quando ci alziamo le stufe elettriche hanno fatto in parte il loro lavoro.
Alle 08:10 partiamo dopo una breve colazione al bar.
Ci fermiamo a fotografare uno dei segnali di Nicanor Carballo che già da Lubiàn si incontrano e che accompagnano indicando il tragitto in terra galiziana.
Inizia la lenta salita che ci porterà a raggiungere la "cima Coppi" della tappa a circa 1110 metri.
Sulla strada incontriamo le varie Venda do Espino, Venda da Teresa, Venda da Capela e Venda do Bolano dei piccoli paesi che si trovano lungo il crinale che segue il cammino.


La vista che si gode lungo questo tratto fa di questa tappa senza dubbio la più bella di tutto il sanabrese.
Lo spettacolo di meravigliosi panorami si apre da entrambe i versanti dello spartiacque.
Sulla sinistra un continuo alternarsi di colline e vallate che si perdono all'orizzonte mentre sulla destra ad attrarre lo sguardo e il lago della diga De Portos.
Voltandoci indietro possiamo ammirare in lontananza il passo d'A Canda che ieri abbiamo attraversato entrando in Galizia.

Non so per voi, per me ha a che fare col lupo.





Guardando avanti la strada, che curva dopo curva penetra il paesaggio, ci conduce sino a Campobeceros.
Questa volta, invece che seguire il cammino naturale, scendiamo verso il paese seguendo la strada asfaltata.
La brina, che incontriamo in alcuni punti in ombra, ci ricorda che stiamo camminando comunque con temperature sotto lo zero anche se il sole e la mancanza di vento rendono il camminare decisamente buono.
Giunti in paese facciamo sosta presso il bar El Merendeiro, panino con formaggio e cerveza sin alcohol con lemon. Siamo in Galizia e lo si riconosce dalla bontà del pane!
Qui si può pure dormire per 20 euro a persona.
Verso le 14 riprendiamo a camminare per salire verso Porto Camba ed il successivo passo per iniziare la lunga ed inesorabile discesa che ci porta a Laza.
Attraversiamo Porto Camba, un paese che è sinonimo di desolazione, ancor più di tanti altri attraversati lungo la strada, e saliamo verso la "Cruz del camino" dopo di che lasciamo la strada asfaltata e ne prendiamo una forestale.





In questa foto voglio mettere in evidenza la cattiveria umana: Guardate in che angusto spazio sono rinchiuse tutte quelle api!

Questa, agli altri due precedenti passaggi era in ottime condizioni, purtroppo a causa di taglio di legname e del successivo traffico di trattori, si è trasformato in un pantano.
Per fortuna il ghiaccio rende in gran parte compatto il fondo anche se si è costretti a fare lo slalom tra le tracce lasciate dagli pneumatici dei grossi mezzi.
Abbiamo notato all'inizio della discesa alcune grosse cataste di tronchi di pino silvestre e a chi non conoscesse il luogo ciò potrebbe sembrare strano visto che ancora non si sono notate piantagioni del genere.
Il mistero è risolto dopo poche centinaia di metri, ed un'ampia curva sul costone, quando la vegetazione, fatta di sterpaglie alte non più di due metri, si trasforma in un bosco di conifere che si alterna a delle macchie di eucalipto e castagno, mentre sul versante opposto della valle domina quasi incontrastato il pino silvestre
La discesa è più dura del previsto.
Un km prima di As Eiras, un'aldea del comune di Laza, dopo un tornante che rimette la strada sotto i raggi diretti del sole, il fondo ridiventa praticabile.
Dal paese in poi è strada asfaltata.



Mancano circa 7 km a Laza.
La discesa è abbastanza ripida e mette alla prova le articolazioni delle gambe, all'arrivo mi dolgono le ginocchia e Manuela è tutta dolorante, tre giorni sono pochi per adattarsi ad un simile sforzo.
Alle 17:50 arriviamo alla meta ed immediatamente ci rechiamo presso la sede della protezione civile a registraci e a prendere le chiavi della stanza dell'albergue.
In paese c'è la festa di carnevale e ci dicono che sarà un gran casino.
Nell'albergue c'è già gente e, cosa positivissima, è riscaldato.
Per strada ci sono dei ragazzi con dei sacchi di plastica con dentro degli scarti di fieno, paglia e terra contenente delle formiche rosse e molta gente che gira con degli impermeabili...




Prima di uscire per andare a prendere qualche cosa da mangiare, preventivamente, ci prendiamo al seguito la nostre mantelle.
Non sono riuscito, causa la grande ressa, ad entrare in un bar, figurarsi se potevo chiedere del WiFi.
Speriamo che gli sfrancica cabasisi che pernottano nell'albergue non facciano casino.

Ho mangiato:
Un dolcetto ed una fetta di torta casera;
Due bocadillos con queso;
Un'arancia ed una banana;
Churros, fabada asturiana e pane.

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