venerdì 30 novembre 2012

Cammino francese 23a tappa Sarria-Portomarin

Sarria-Portomarin 30-11-12

Giornata all'insegna della calma, partenza verso le 08.45 dopo avere consumato la colazione al bar. (va che precisione)
Breve e leggera la salita che da inizio alla tappa odierna, un poco più lunga e sicuramente molto più pendente, la discesa che porta al sentiero per Barbadelo.
Altro bel tratto in mezzo a questi meravigliosi boschi di castagno.








La salita che porta al paese è lunga ma non faticosa, anche perché non ho fretta di salire e mi godo lo spettacolo di queste meravigliose piante sicuramente ultra centenarie.
In questo tratto mi raggiunge Sam, coreano, col quale, assieme al gruppo precedente, abbiamo condiviso alcuni ostelli.
Rimane ammirato pure lui e cominciamo a scattare delle foto, purtroppo la luce è pochissima e ci aiutiamo con i bastonicini che improvvisiamo cavalletti per le macchine fotografiche.
Arriviamo in paese, lo attraversiamo, e sosta per un te, proprio fretta oggi non ce n'è!
Non appena riprendiamo il sentiero questo entra in un meraviglioso bosco di castagno, pochi minuti prima, con Sam, avevamo parlato del tipo di vegetazione che c'è nel suo paese e mi aveva risposto che era molto simile al nostra.





 All'interno del bosco però, rimango stupefatto nel vederlo andare completamente in estasi mentre osserva gli alberi che ci circondano.
Lo lascio solo e vado avanti, mi consolo a non essere l'unico a provare certe emozioni.
Nel prosieguo, specie dopo avere lasciato il brolo, mi rendo conto di cosa abbia perso lo scorso inverno quando per arrivare a Sarria ho scelto di percorrere la statale.
Continuo su queste piccole strade che attraversano altrettanto piccoli paesi.
Il paesaggio è vario e nonostante il cielo grigio i colori autunnali sono molto accesi.
A tratti il cammino si stacca dalla strada per continuare su sentieri decisamente confortevoli, e lo spettacolo non manca: dai meravigliosi boschi sopra descritti, a dei piccoli gruppi di alberi a dei fantastici e secolari castagni o querce, alle volte questi alberi fanno da ostacolo sulla strada o sul sentiero, ma è meraviglioso notare il fatto che hanno preferito spostare il passaggio per lasciare in piedi queste meravigliose piante.





A Ferreiros sosta per mangiare, qui conosco altre persone, tra questi c'è Kavì un ragazzo di Palermo, e vengo raggiunto da Wendi ed Ellen, che hanno passato la notte nello stesso albergue ove mi trovavo, assieme verifichiamo la disponibilità di ostelli in Portomarin.
Riparto, stavo troppo bene al caldo con la schiena rivolta alla stufa e comincio a sentire così tanto freddo che mi vedo costretto ad indossare i guanti.
Oggi deve essere ritornato a trovarmi il vento Matteo, un paio di volte, in alcuni momenti in cui non piove, mentre sto passando sotto le fronde degli alberi lungo il sentiero, si alza e soffia da scuotere i rami scrollandoli dell'acqua che cadendo al suolo mi trova impreparato.
Scendendo verso Mercadorio mi viene incontro un gatto, lo accarezzo e continua per la sua strada, poco dopo ne vedo un altro che miagolando mi si fa incontro, sale su un muro e non appena lo prendo in braccio mi posa la testa sulla spalla ed inizia a fare le fusa...



Lo lascio li mio malgrado ed è forte l'impressione di averlo già visto, mi ricorda quello che viaggiava sul carretto lo scorso inverno nei pressi di Pamplona, vedrò le foto.
Proseguo la discesa verso Il Rio Mino ed il grande ponte che lo attraversa, nell'ultimo tratto la pendenza è molto forte e mette a dura prova ginocchia e caviglie, ma arrivo al ponte ed alla scalinata con i suoi 46 scalini che portano all'ingresso a Portomarin.
Li salgo e percorrendo la strada lastricata arrivo in piazza dove ho appuntamento con la signora dell'albergue, mi sistemo in camera singola ed attendo gli altri, anche stasera pasta!

giovedì 29 novembre 2012

Cammino francese 22a tappa Tricastela-Sarria

Tricastela-Sarria 29-11-12

Evito di mangiare la colazione al bar per non incappare in eventuali errori, mi accontento di tre banane "inzuppate" nella nutella fatta sciogliere preventivamente sul termosifone.
Oggi non ho troppa voglia di alzarmi, finalmente un bell'albergue, caldo ed accogliente e tirarmi su dal letto pesa molto, ma lo faccio, oggi mi aspetta il tratto che considero il più bello del francese: la discesa verso Sarria.





Discesa che inizia con la salita a Sanxil.
Non piove, non nevica, il cielo è parzialmente sereno e nonostante la temperatura sia bassa, il salire, anche se non rapidamente, fa sudare molto.
Giunto sul punto più alto la strada spiana e comincio a camminare accompagnato dalla nebbia che mi accompagnerà sino a Furela, 8 km da Sarria.
Quando il cammino si inoltra nel bosco ho netta l'impressione di entrare in una favola.
La nebbia distroce le immagini e a momenti rende gli alberi persone che attorno a me si muovono.
Come sempre non appena ne ho la possibilità cerco degli scatti fotografici diversi dal solito.
Un pettirosso, un poco più coraggioso di altri uccelli, si posa su un ramo a circa un metro da me. Come Del Piero inizio a parlargli, mentre estraggo la macchina fotografica e l'impressione è che mi stia ad ascoltare, pare quasi che mi voglia accontentare mettendosi nelle pose che gli chiedo.
Dopo questa parentesi proseguo lungo il sentiero che porta al primo paese che incontro scendendo Furuela, qui mi fermo per un te e scrivere qualche cosa.








Riparto e qualche cosa mi prende lo stomaco, me lo stringe me lo contorce, non è il te e nemmeno il dolce che ho mangiato, mi sto avvicinando a quello che per me è il punto più alto dei miei cammini.
C'ho pensato molto in questi giorni e l'euforia che mi ha preso non dipende dalla neve, dal fatto che ho camminato tappe lunghe o altro simile.
La risposta a questa mia frenesia sta in quel piccolo boschetto, stretto nel tornante che fa la strada statale poco sotto ad un'ermita.
Più ci penso e più mi chiedo come non ho fatto a non pensarci prima, avevo le foto fatte tre anni fa e sempre quando le guardavo mi prendeva una forte emozione: perché non ci ho pensato prima?








 Lo scorso inverno, quando ho percorso il tratto da Sarria al Cebreiro ero terribilmente arrabbiato con chi aveva falsificato la mappa deviandomi verso Samos, ora ne capisco il perché.
Mi ha deviato da un punto cruciale, mi ha portato fuori da quello che era il mio vero obiettivo.
Mentre mi muovo nella direzione di quel meraviglioso gruppo di alberi, l'emozione sale ad ogni passo, mi prende un groppo alla gola, sarà pure suggestione ma a me la cosa piace e vado avanti cercando di ricordare il percorso.
Il cammino si incrocia con la strada, questo ricordo, passo la strada ed è qui che dovrei vedere quanto mi attira... ma il ricordo non è preciso e mancano alcune centinaia di metri.
Finalmente all'uscita da una piccola macchia di vegetazione ecco la strada, l'attraverso e davanti ai miei occhi si para il motivo per quale ora sono qui!




Sono degli alberi in mezzo ai quali passa il cammino, ma non sono semplici alberi, sono molto di più per me.
Mi fermo e comincio a guardarli attentamente, faccio delle foto... forse non dovrei.
Sono solo una trentina di metri di sentiero ma nel percorrerli provo delle intense emozioni, ho l'impressione di trovarmi a casa, tra fratelli e vecchi amici, cammino lentamente, li tocco tutti quanti ed è netta la sensazione che qualche cosa, al loro tocco, mi venga passata.
Non per tutti la cosa è la stessa, ce n'è uno in particolare che mi pare quasi caldo al tocco, mi soffermo e lo accarezzo.
Poi vado avanti verso quello che più mi attira, è li disteso di traverso rispetto al sentiero, pare agonizzante, pare un animale ferito che sta morendo, così deve essere, tra tutti è quello che non emana alcuna forza, mi pare quasi che sia arrabbiato con me.




Provo a toccare gli altri attorno e le sensazioni sono le stesse che con i primi.
Ho attraversato questi pochi metri, quanto tempo sia passato, un minuto, un'ora, non lo so, so solo che sto terribilmente bene, come poche volte nella mia vita mi sono sentito.
Questo piccolo tratto di sentiero è come una porta su qualche dimensione diversa
Sono carico ed il mio passo, rallentatosi automaticamente, mi fa capire che il mio "cammino" finisce qui, ho trovato la mia "Santiago".
Non ho più bisogno di arrivare da alcuna parte, non ho fretta e soprattutto non trovo obiettivi da "colpire".



La mia andatura è così blanda che arrivo a Sarria alle 13 passate, 4 km in 2 ore circa, e sto bene, il resto non conta!
Mi fermo in città, per oggi non vado oltre.
Continuerò sicuramente a camminare ma non sarà certo la stessa cosa.
Domani si vedrà!

mercoledì 28 novembre 2012

Cammino francese 21a tappa Vega de Valcarce-Tricastela

Vega de Valcarce-Tricastela 28-11-12

Notte passata discretamente, ho dormito la bellezza di 4 ore, un intenso fastidio lo ha dato quello che penso possa essere un grosso condensatore con il suo tipico rumore, i tappi mi salvano in parte.
Alle 07 sono sveglio, esco ed ammiro le cime innevate di neve fresca, non molta ma mi fa prendere alcune precauzioni.








Esco verso le 08 ed il cielo è in gran parte sereno ed il vento soffia in maniera debole.
Mi fermo al bar ove ho appuntamento con quattro ragazzi italiani con i quali salirò sino al Cebreiro: da solo si, scemo no!
Le previsioni non danno comunque intense precipitazioni.
Alle 08.50, dopo avere atteso per circa 50 minuti i ragazzi, e non vedendoli ancora arrivare, decido di partire, nel breve volgere di un'ora il cielo si è coperto di nuovo ed inizia a piovere.





 Dopo circa 30 minuti arrivo a Ruteilan e dopo una decina ancora a Los Herreiras, supero una ragazza coreana, alla fine del piccolo centro inizia la vera salita al Cebreiro.
Guardando le cime e le vetture che scendono con della neve sulla capotta, deduco non ve ne sia molta in alto.
Comunque inizio la dura salita, in mezzo al bosco la precipitazione non si fa sentire, fitta com'è la vegetazione.
Vegetazione che è composta perlopiù da castagni secolari ed alla base di questi un'infinità di castagne, grosse come maroni, che meriterebbero solo essere raccolte.
Prima di giungere a La Faba incontro la prima neve, bagnata e caduta di certo la sera prima o durante la notte.
Appena esco dal paese mi accorgo che il rifugio presso il quale avrei voluto fermarmi ieri sera era aperto.
Davanti a me c'è Paolo ed un altro camminante che hanno passata la notte in quel rifugio, un poco mi incazzo!





Continuando a salire e sul sentiero vedo, nella neve, le impronte di qualcuno che mi precede.
Nevica intensamente, ed in un punto del sentiero, che si trova sottovento, e dove si è ammucchiata, inizio a provare, anzi riprovare, quel che significa camminare su uno strato di una decina di cm di soffice neve.
A Laguna de Castilla trovo il bar aperto e chi stava davanti a me, una ragazza australiana partita da Ruitelan.
Breve sosta durante la quale arrivano anche Paolo ed altre persone partite assieme a me da Vega de Valcarce.
Riparto lasciando gli altri al bar, sono solo e davanti a me solo un cane che mi anticipa e che per circa un km mi fa da segna strada.





Nevica come sempre avrei desiderato facesse durante uno dei miei cammini, è una neve asciutta e soffice che non si attacca alla mantella, ma che fa strato sul terreno e rende l'incedere molto pesante, oramai sono oltre 10 cm, che si fanno sentire sulle gambe nei brevi tratti nei quali il sentiero si fa più ripido.
Non vedo oltre un centinaio di metri e nonostante, dall'ultimo paese manchino solo 2 km, la strada mi pare molto più lunga.
Il rintocco di una campana, suono che giunge dalla meta, mi dice che sono le 11.30, ma soprattutto che oramai sono quasi arrivato alla cima.
L'ultimo tratto è in parte protetto dalla vegetazione e di neve sul sentiero ve n'è poca, al Cebreiro arrivo in pochi minuti, un paio di foto per gli amici di facebook, sosta per mangiare qualcosa e via verso l'alto del Poio.





Sosta che dura circa 1 ora e 15 minuti,
Prima di partire però, sono costretto a cambiarmi, sono zuppo come una spugna, il bar non è il massimo come riscaldamento ed il posto vicino al caminetto è occupato da una troupe televisiva, ce n'è un'altra che intervista la gente che sale, che è li per la fantasmagorica esclusiva di una nevicata di una 20ina di cm.
Vedo delle persone passare, e quando esco incontro pure Paolo che in compagnia di altre due persone ha aiutato una ragazza in bicicletta a salire fin li.
La strada non innevata in modo preoccupante e gli spartineve sono da poco passati.
Il tragitto fino all'alto del Poio, passando per quello di san Roque, non è molto difficile, se non fosse per il vento, con delle raffiche a volte forti, che diventano ancor più fastidiose quando portano dei fiocchi di neve gelati.




All'alto ci arrivo verso le 14.45, non male con il tempo che fa.
Ora la discesa verso la meta odierna. Fino a Viduedo, passando per Fonfria, cammino lungo la strada statale.
La tentazione di fermarmi a Fonfria è tanta, ma proseguo, e nel tratto che porta al paese successivo la nevicata si intensifica al punto che la strada si imbianca in poco tempo.
Poco prima di Viduedo prendo la via che segue il cammino, il sentiero non è male e la neve solo in pochi punti manca ed è sostituita da delle pozze d'acqua.
Da qui a valle seguo solo il sentiero che dopo circa un paio di km dal paese è di nuovo sgombero dalla neve, così il tratto più pendente e pericoloso lo percorro vedendo quel che passa sotto i piedi.
Come sospettavo le correnti fredde provenienti da nord hanno creato l'effetto foehn, così a sud del Cebreiro la neve è arrivata fino a 1000m mentre a nord è scesa fino ad un paio di centinaia di metri più in basso.





Oramai giunto più in basso del livello neve, la pioggia mi accompagna quasi sino all'arrivo.
Attraversando paesetti come Villoval, Al Pasantes e lo stesso Viduedo, non si può fare a meno di notare che siamo in Galizia: strade di letame!
Arrivo all'albregue XACOBEO verso le 17.30.
E' caro, 9 euro, ma nelle condizioni in cui mi trovo ed il bisogno di scaldarmi, non mi fa spostare, quindi mi fermo.
E' caldo, le docce ed i bagni sono a temperatura assolutamente perfetta, c'è il wifi, la cucina e soprattutto posso lavare ed asciugare i vestiti.
Esco a fare spesa in costume da bagno, in ciabatte e giacca a vento.

martedì 27 novembre 2012

Cammino francese 20a tappa Ponferrada-Vega de Valcarce

Ponferrada- Vega de Valcarce 26-11-12

Come spesso fanno, le previsioni del tempo, "toppano".
Per le 08.00 si deve essere fuori dall'albergue, e regolarmente a quell'ora mi trovo al bar per un te ed una brioche.
Alle 08.30, con tutta la calma possibile sono in strada a decidere che direzione prendere:a destra verso Cacabelos ed il francese o a sinistra verso il camino d'inverno? Tentenno un poco quindi, passando in Plaza Mayor e davanti all'Ayuntamiento, opto per il francese.
Oggi non è giornata di grandi corse anche se qualche cosa mi dice che farei bene a raggiungere la Faba.






 Il tempo è buono ma ventoso, la temperatura, almeno alla partenza, è di certo sotto zero.
Mi muovo così lentamente e distrattamente che all'uscita da Ponferrada non mi avvedo dei segnali e proseguo lungo la strada sbagliata per circa 2 km.
Rimessomi sul cammino proseguo così lentamente che, David, uno spagnolo che si muove con molta lentezza, va più veloce di me.
A Camponaraya allungo il passo e rapidamente, e finalmente in mezzo alla campagna, arrivo a Cacabelos che passo via senza fermarmi.
Tra Pieros e Villafranca proseguo per un tratto lungo la L-713 e con una svolta a destra dopo circa 2 km entro sul cammino che attraversa i vigneti del Bierzo.
In questo tratto, che si trova in un punto discretamente elevato, si può godere del panorama dei grandi vigneti della regione.




Il panorama è chiuso dalle montagne non molto alte ma che oggi offrono uno spettacolo decisamente molto bello: nevica in alto e verso il Cebreiro la nevicata pare fitta.
Un folata di vento più intensa libera le cime dalle nubi cosicché le cime imbiancate fanno da corona ai colori dell'autunno nella valle.
E' ora di muovermi, Villafranca è a poco meno di 2 km, qui decido per una breve sosta.
Dopo avere messo giù le prime righe di questo post mi avvio, passo il ponte romano e giunto ad un bivio che, diritto segue il cammino lungo un strada contorta trafficata ed un poco pericolosa e a sinistra porta verso la statale.




Viste le precedenti esperienze vado a sinistra, appena giunto sulla statale svolto a destra e mi inoltro nella galleria che dopo 414m e poco più di altri 100 alla fine, porta sull'incrocio nel quale si immette il cammino ove inizia il tratto con le protezioni di cemento armato, risparmio, circa 2 km.
Inizia così la salita verso Pereje e soprattutto, visto il ritrovato Roberto dei tempi migliori, verso la Faba.
Il cielo, guardando dentro la Valcarce, pare possa fornirmi una tregua almeno sino alla rampa che porta alla fine della tappa di oggi.
L'illusione dura sino a poco prima di Pereje, quando sono costretto ad indossare la mantella in quanto inizia a piovere.
Inizia a fare freddo e non vedo l'ora di arrivare a Trabadelo per una sosta e bere qualche cosa di caldo.
Qui passo oltre l'area di servizio dell'autostrada puntando al bar che c'è più avanti: Chiuso!
Proseguo sino ad Ambasmetas, qui un bar c'è e mi fermo, breve sosta, mentre mi preparo a ripartire un signore inizia a parlarmi e a chiedermi dove sto andando.
Per fortuna: l'albergue de la Faba è chiuso.
Per fortuna a Vega de Valcarce il municipale è aperto, con acqua calda e senza riscaldamento, mi dicono.




 Percorro con calma gli ultimi km e qui giunto raggiungo l'ostello, uno sguardo in giro e penso che d'estate deve essere molto bello.
Una cucina con sala da pranzo su una terrazza coperta, una splendida vista sulle cime circostanti e sul castello diroccato che si trova su una di queste.
Purtroppo in quelle condizioni la cucina all'esterno non è il massimo.
Entro, la stanza non è fredda ci sono una dozzina di letti, su una porta vedo una coperta appesa, mi avvicino, la sposto ed entro in un'altra stanza dove c'è una stufa accesa e qualcun altro che è arrivato prima di me.


Mi sistemo, una bella doccia calda e ricevo dall'Italia delle pessime notizie sulle condizioni del tempo che ci sono al Cebreiro, io son quasi li e non vedo nulla di particolare se non le cime delle montagne ammantate da un leggerissimo strato di neve, non piove e non nevica. A domani l'ardua sentenza sull'eventuale prosieguo.
Ad ogni modo, condizioni meteo permettendo, domani Tricastela.

lunedì 26 novembre 2012

Cammino francese 19a tappa Foncebadon-Ponferrada

Foncebadon-Ponferrada 26-11-12

Mi sveglio, guardo dalla finestra e la nebbia pare se ne stia andando.
Scendo dabbasso dove gli altri stanno facendo colazione, mangio un paio di banane, saluto ed esco.
Immediatamente rientro per infilarmi la mantella: nevica finalmente!!!
Mi avvio sotto una leggera nevicata che il vento fa sembrare intensa, comunque è abbastanza intensa da iniziare ad imbiancare i prati e piante.




 Dopo circa 15 minuti già la gioia svanisce, al momento di passare il punto più alto del cammino non nevica più, faccio un paio di foto.
Durante la discesa verso Manjarin riprende a nevicare con maggiore intensità, è piacevole sentire i fiocchi che colpiscono il volto, sentirne il rumore quando sbattono sulla mantella ed ogni tanto scrollarla dalla mantella.
Dopo circa 50 minuti son a cercare Lulù, la gatta dell'albergue di Manjarin.




 Qui mi bevo un te mentre i gatti mi fanno compagnia, tranne Lulù che arriva poco dopo, la prendo in braccio ma non è amichevole come lo scorso Marzo, l'ospitalero mi dice che ha avuto 5 cuccioli e che uno dei cani ne ha uccisi 3 infatti quando lo vede inizia ad agitarsi e sono costretto a lasciarla.
Riparto sotto la stessa nevicata che non s'è interrotta cosa che fa poco più avanti, per riprendere e finire definitivamente all'arrivo al paese successivo.
Prima della discesa che "picchia" su El Acebo, il cammino, nel tratto dopo Manjarin è praticamente piano con alcune piccole salite.






In paese faccio una sosta e mangio qualcosa al bar, alla ripartenza, dopo circa 40 minuti, piove leggermente, ma per pochi minuti, da qui in poi il cielo tende a schiarire, naturalmente il vento la fa da padrone e sudato come sono la cosa peggiore e togliermi la mantella.
Verso le 13 arrivo a Molinaseca, qui breve sosta e via verso gli ultimi km fino a Ponferrada.
Giunto in prossimità del centro abitato, ove c'è la segnalazione che devia il cammino a sinistra, decido per la svolta a sinistra.
Percorro la strada per circa 2 km poi le segnalazioni del cammino e dell'albergue mi "spingono" a ad un'ulteriore svolta con ulteriore accorciamento della strada.






Percorro la strada per circa 2 km poi le segnalazioni del cammino e dell'albergue mi "spingono" a ad un'ulteriore svolta con ulteriore accorciamento della strada.
Alle 15.00 l'albergue apre, passo quindi la mezz'ora che resta a fare un poca di spesa per il pranzo e la cena.
Domani le previsioni danno neve a 800 m, speriamo bene, la tappa non è difficile e potrei pure cambiare idea!

Cammino francese 18a tappa Astorga-Foncebadon

Astorga-Foncebadon 25-11-12

Giornata all'insegna del cielo nuvoloso.
Per fortuna non piove e non c'è vento.
Esco dall'albergue verso le 08.00, mi fermo presso un bar nel quale fanno una favolosa tostada con pan de pueblo e verso le 09 lascio Astorga.




Stamane l'andatura non è alta, ieri il problema al ginocchio mi ha messo sul "chi va la", e nonostante l'olio di eucalipto, ancora oggi sento qualche cosa che non va.
A proposito dell'olio di eucalipto, penso che la persona alla quale ho dato quello australiano abbia ragione quando dice che quello proveniente da quelle lontane terre sia molto meglio che non quello prodotto in Europa.
Comunque continuo, passo Murias de Rechivaldo e lentamente salgo la strada che porta a Santa Catalina de Somoza.









Qui mi fermo al bar, il ginocchio, pur non facendomi male, mi da una forte sensazione di fastidio.
Riparto e, lentamente stavolta, mi avvio verso El Ganso, paese che è dopo circa 4 km.
La salita è così lenta che pare di muoversi in piano, il panorama è guastato dal cielo grigio che non promette nulla di buono.
A Rabanal del Camino arrivo verso le 12.30, qui mi fermo per pranzare.
Alla ripartenza molte delle persone che avevo lasciato dietro sono già sull'ultima salita verso Foncebadon.
Gli ultimi 6 km, nonostante tutto, li percorro in meno di un'ora per mettere alla prova la resistenza del ginocchio.
All'ingresso del paese inizia a piovere.








Decido di fermarmi comunque e rinunciare ad altri 10 km verso El Acebo.
L'albergue non è male anche se per i miei gusti, avrei preferito l'altro, ma all'arrivo mi pareva fosse chiuso.
In ostello trovo Rudy un ragazzo italiano che sta girando la Spagna da 4 mesi, camminando ed in autostop, è qui fermo per problemi di salute ed è prossimo al rientro a casa.
Mi racconta un poco della sua avventura, in particolare della notte passata nella cattedrale di Santander.
Mi dice che viene accolto e sistemato in un locale ricavato all'interno della chiesa e che è adibito ad ostello con tutto il necessario, comprese le macchine asciugamani.





Mi racconta che è stata una notte di terrore: rumori di ogni genere ed indefinibili, la macchinette asciugamani che si accendono da sole e dulcis in fundo sente provenire dai muri delle voci che bisbigliano.
Mi dice che a quel punto aveva toccato il fondo, quindi è uscito molto spaventato passando la notte sul sagrato sotto la pioggia... andate in chiesa voi!!!
Il passaggio sul punto piu' alto del cammino francese è rimandato a domani.