lunedì 15 giugno 2015

Nono giorno finlandese

15 giugno lunedì da lì a - Tanhua

Tappa da dimenticare.
La giornata comincia con un cielo nuvoloso, liscio e piatto che pare nevichi, senza una bava di vento, al punto che già penso alle belle foto che potrò fare, invece...
Ieri mentre eravamo seduti ad un bar il proprietari ed un avventore ci danno dei consigli sulla tappa di oggi, alcune cosa rispondono a quello che il GPS ci dice.
Decidiamo quindi per la scorciatoia, una strada del tutto sconosciuta, al punto che nemmeno le gente del posto ci sa dare delle precisazioni, ma il GPS ci conforta.

Italo parte alle 03:30, io lo seguo alle 08.
Dopo pochi km si incontra il bivio per Moskuvaara, una svolta a sinistra e si passa sopra lo sbarramento di una diga, non bastavano tutti i laghi, da noi invece i cosiddetti "verdi", che come diceva George Carlin " A quelli non gliene frega niente di salvaguardare la natura, loro voglio solo che il praticello davanti casa sia intonso", castrano qualsiasi iniziativa svolta a produrre energia pulita, a questa gente sarebbe bello controllare i conti correnti.
Comunque, procedo in quella direzione per una decina di km quando inizia piovere, stavolta con continuità e non come gli scorsi giorni a tratti.

Passato il centro abitato di Moskuvaara, un insieme di piccole fattorie, trovo dell'acqua, e subito dopo inizia il tratto di strada bianca.
Immagino un tratto di pochi km.
Leggo sulla strada del passaggio di Italo, giunto ad un bivio perdo le tracce, controllo il GPS, ecco i casi nei quali averlo, e vado per la via indicata.
Poco dopo un camioncino si ferma, chiedo informazioni e come si fa a raggiungere, mi dice che di lì a 8 km incontrerò una strada.
Al bivio successivo seguo sempre il gps è svolto a sinistra, errore madornale del quale mi pentirò più tardi?

Più si procede è più la strada si fa difficoltosa, per dirla con parole di Italo, pare una ferrovia, il fondo sempre più sconnesso è sempre più bagnato, non ha smesso di piovere un attimo.
Non riesco a contattare Italo, non so dove sia, se avanti o dietro.
Continuo a controllare il gps, ma la pioggia incessante, il continuare a mettere e togliere i guanti, i pantaloni che continuano a cascare, lo zaino che da un fastidio tremendo, ed il bagnato, rendono qualsiasi operazione fastidiosamente difficoltosa.
La fatica comincia a farsi sentire, il carretto comincia ad essere un orpello fastidioso, il freddo e l'umidità aumentano la sensazione di disagio, e come se non bastasse non riesco a vedere le cose che ci avevo detto avremmo incontrato sul percorso.
Strada sterrata, in mezzo a file di alberi, pini e betulle, che fanno da contorno al tracciato, ogni tanto si attraversano dei tratti ove il disboscamento è totale e mancando la protezione degli alberi il vento rincara la dose su tutto questo.

Inizio a preoccuparmi per Italo, è partito così tante ora davanti a me che già dovrebbe essere ben sistemato che mi aspetta.
Ad un tratto, poco dopo un bivio, sento arrivare una vettura, si ferma, chiedo informazioni, mi dice che in paese è ad oltre 11 km e mi chiede se voglio un passaggio, non è da me, ma sono così mal messo, infreddolito e forse con qualche linea di febbre che accetto immediatamente.
Tapo parla solo finlandese, e comprenderci è quasi impossibile, però il tepore della vettura è così rilassante che quasi mi addormento. 
Comunque mi porta presso una specie di campeggio ove affittano dei bungalow, all'arrivo, al momento di scendere dalla macchina il colpo è terribile, mi vergogno come un cane, batto i denti e sono pieno di tremori. 
Comunque, riesco a sistemarmi ad un prezzo ragionevole considerando il posto, decisamente molto bello, un piccolo chalet fatto di tronchi incrociati, uno spettacolo. 

Appena sistemato comincio a cercare Italo, e dato che ho problemi di collegamento, chiamo Manuela che si metta in contatto con lui e mi faccia sapere, combiniamo e riesco a comunicargli che Tapo sta tornando nella sua direzione e che probabilmente... Dopo circa 30 minuti arriva anche lui. 
Gli ultimi km, quelli fatti in macchina, nelle condizioni in cui eravamo, sarebbero stati fatali, o ci si fermava o si impazziva a portarli a termine.
Fatica come quella di oggi la ricordo solo sulla salita al Gran San Bernardo.

Nessun commento:

Posta un commento