venerdì 30 marzo 2012

Cinquantottesima tappa (6N)

29 marzo

Deba - Monastero di Zenarraza. 29 km 1923,5 (183)

Alle 07:50 esco dall'albergue, gli altri sono partiti da un poco di tempo.
Mi fermo per un te e riparto.
Non mi ricordavo la salita così dura, specie il primo tratto, con una pendenza da far salire le macchine in prima, sono circa 300 m ma veramente molto duri.






Già la temperatura inizia a salire, nonostante ci sia un poco di vento.
Dopo circa 2 km arrivo sulla cima, un breve piano ed inizia la discesa molto più ripida del tratto in salita di poco prima.
Non ricordo affatto questo tratto, non ricordo di avere attraversato paesi ma soprattutto non ricordo una discesa da stare quasi seduti.
Comunque arrivo in fondo e chiedo a due che stanno salendo la direzione, mi dicono che devo tornare indietro di almeno 2 km visto che questo non è il cammino.
Dato che vanno nella mia stessa direzione li seguo... ma io ho lo zaino!
Ripreso il cammino, non erano poi 2 km per fortuna, ricomincio pure a salire e salgo sino all'ermita del Calvario, qui le chiamano tutte così, basta che la strada che le raggiunge abbia una pendenza impossibile.






Un breve tratto in piano e poi subito salita si sale per un km circa poi finalmente la discesa fino a Olatz, qui supero uno spagnolo ed una tedesca ed al bar successivo incontro la la coppia che era in albergue con me.
Dopo questa breve sosta ricomincio e stavolta una salita lunga 4,7 km con dei tratti a fortissima pendenza, da far scendere i ciclisti e spingere le bici, lungo la quale supero la coppia spagnola.
La fatica è tanta e poca è la voglia di guardarmi in giro e le poche volte che lo faccio mi accorgo di essere in un posto fantastico dominato dai suoni ed i rumori della natura.
Una serie continua di abetaie, tratti con faggete, alcune macchie di eucalipto e tanta quercia.
Di tanto in tanto delle grosse macchie di prato e delle case spuntano qua e la, sono allevamenti a carattere familiare con pochi animali, e rompono la monotonia, a volte ossessiva, del bosco.




Il percorso alterna tratti di cemento ad alcuni di asfalto, molta terra battuta ma soprattutto strade forestali a volte difficili per il tanto fango che c'è.
Verso le 13:00 inizia la discesa definitiva verso Markina.
Tanto era stata dura la salita altrettanto lo è la discesa, specie in alcuni tratti e nell'ultimo in particolare che per fortuna o sfortuna è sul cemento.
La pendenza è tale da dovermi fermare un paio di volte per far riposare le ginocchia.
Giunto in fondo, ancora 500 m e giungo in paese.
Mi premuro di chiedere dove sia il negozio più vicino e vengo così a sapere che c'è sciopero generale e che è tutto, completamente chiuso, nemmeno un bar aperto.
Mi fermo una mezz'ora, faccio scorta d'acqua alla fontana e riparto.
Lo scorso anno questo tratto lo percorsi sulla strada, stavolta preferisco il sentiero.
Giunto a Irizubieta vedo quello che mi pare un ristorante aperto, ci vado e chiedo se danno da mangiare, intanto vedo montagne di patate fritte sui due lunghi tavoli, ai quali sono sedute una ventina di persone, e me le immagino, le patate, con la salsa per le patatas bravas.
Purtroppo è un club privato e non un ristorante, mi chiedono se voglio qualche cosa da bere: io ho fame non sete!!!
Mi riavvio, dopo 2 km arrivo a Bolivar il paese che ha dato i natali a Simon Bolivar.
Naturalmente c'è la casa-museo.
A Zenarruza arrivo verso le 16:30.
La guida mi dice che c'è un albergue privato aperto, lo raggiungo ma è chiuso di conseguenza vado in quello del vicino monastero.
Nel piccolo negozio gestito dai frati acquisto biscotti e marmellata prodotti da loro e me li "scofano" con tanta gioia e soddisfazione.
Mi sistemo e tra le istruzioni che ricevo c'è quella della cena alle 20:30.
Verso le 18:00 arrivano lo spagnolo con la tedesca: addio notte di solitudine!

Ho mangiato:

250 gr di pane con 100 di sottilette, un'arancia una brioche;
400 gr di biscotti e 250 di confettura di pesche;
Brodo di verdure con pane, una mela, un'arancia.

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